Tokyo è folle, divertente, piena di luci al neon e negozi dove puoi trovare tutto quello che la tua fantasia può immaginare. Durante il viaggio da Kyoto con lo Shinkansen (circa due ore e trenta minuti) abbiamo ripassato il plan di viaggio per essere sicuri di non perderci nulla: sette giorni possono sembrare tanti, ma Tokyo è davvero tentacolare, e visitarla davvero per bene tutta è una impresa impossibile. Base nel quartiere di Akasaka, albergo con bagno pubblico. Noi abbiamo provato a visitare tutto quello che era in programma, e ci siamo riusciti senza problemi. Cosa vedere e cosa fare a Tokyo in poco meno di una settimana? Scoprilo seguendoci nel nostro viaggio.
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Tokyo giorno 1: Suginami e il museo dell’animazione, Nakano broadway e la statua di Rocky Joe
Arrivati alla stazione di Tokyo, raggiungiamo l’albergo nel quartiere di Akasaka con la metro (utilizzando la comodissima carta Pasmo). Ormai ora di pranzo, un veloce check-in per dirigerci subito al quartiere Suginami: obiettivo il Museo dell’Animazione Giapponese. Ovviamente, tale meta la consigliamo solo ai nerd e agli amanti dei cartoni animati giapponesi.
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Il Museo dell’Animazione Giapponese
Il museo dista circa un chilometro dalla fermata della metro, è piccolino ed è ad ingresso gratuito. Il cielo non prometteva bene già dalla mattina, ed infatti arrivati a Suginami qualche goccia di pioggia ci ha accolti. Abbiamo così comprato il nostro secondo ombrello trasparente (il primo lo abbiamo dimenticato in un ristorante a Kyoto). L’ingresso del museo non è facilmente individuabile (in Giappone ci farai presto l’abitudine a girare per un po’ prima di trovare quello che cerchi) ma la ricerca ti regalerà bellissimi ricordi d’infanzia.
Il Museo dell’Animazione Giapponese è a soli 20 minuti da Shinjuku e al suo interno troverai vecchie tv che trasmettono cartoni animati d’epoca, tanti oggetti, disegni e statuette da collezione che tracciano la linea temporale dalla nascita del primo cartone animato giapponese ai giorni nostri, tante riproduzioni a grandezza naturale dei nostri eroi d’infanzia (ricordi Mago Pancione Etciù?) e quelli più attuali (come Evangelion), un laboratorio dove realizzare la propria animazione, e una cabina dove improvvisarsi doppiatori di un cartone animato. Insomma, se avete un paio d’ore da perdere, il Museo dell’Animazione Giapponese è qualcosa di unico nel suo genere.
All’uscita del museo un bell’acquazzone ci ha colti di sorpresa, ma non per questo abbiamo rallentato il passo, avendo in programma di vedere la Nakano Broadway, raggiungendo a piedi la famosa via dello shopping e degli otaku.
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Nakano Broadway, gli otaku e Rocky Joe
Nakano Broadway è una lunga galleria commerciale coperta che si sviluppa su più piani. Al piano terra si trovano negozi di prodotti alimentari, di abbigliamento nuovo e usato (l’usato in Giappone è pari al nuovo!), fast food, ne diversi vicoletti lungo i lati dove puoi trovare tantissimi localini che propongono specialità locali per tutti i gusti e tutte le tasche. Il secondo e terzo livello del complesso commerciale sono invece totalmente dedicati al mondo otaku. Due interi piani con negozi che vendono unicamente manga, action figure, gadget, cd, dvd, e tutto quello che puoi immaginare del mondo dell’animazione giapponese. Mandarake (la catena più famosa di usato nel mondo dell’animazione giapponese) la fa da padrone: ti troverai in un vortice quasi irreale di colori, immagini e suoni, scaffali pieni degli eroi dei cartoni animati della tua infanzia, tra volumi, statuette, ed ogni possibile (ed inutile) ca**ata da comprare! Lasciato il magico mondo dei cartoni animati, prima di rientrare in albergo avevamo un ultima missione: trovare la statua di Rocky Joe (nella scena del suo ultimo round) che si trovava proprio nei paraggi. Missione quasi impossibile tra tutti quei vicoletti che si intrecciavano, e solo la costanza e l’aiuto di un garzone di bottega giapponese ci hanno permesso di trovarla.
Prendiamo la metro per rientrare in albergo, non prima però di una veloce sosta al McDonald’s della stazione ferroviaria.
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Tokyo giorno 2: i quartieri di Shibuya e Harajuku
Secondo giorno in quel di Tokyo. Si parte per Shibuya, con il suo famoso incrocio e la statua di Hachiko, non prima però di esserci messi alla ricerca di una caffetteria per fare colazione. In Giappone la cucina è ottima, ma la colazione tipica non è affrontabile! Fortunatamente ne troviamo subito una che ci propone un buon cornetto e cappuccino. Assunta la nostra prima dose giornaliera di zuccheri, siamo pronti per entrare i metro. Poche fermate, e subito all’uscita della stazione ci troviamo catapultati in uno degli incroci più famosi al mondo, lo Shibuya crossing, e lì sulla sinistra una piccola folla intorno ad uno dei cani cinematografici più famosi, Hachiko.
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Shibuya crossing e la statua di Hachiko
Appena usciti dalla metro di Shibuya, vediamo subito una piccola folla nel lato sinistro dello spiazzale, e proprio lì, c’è la famosa statua di Hachiko. Aspettiamo pazientemente e ordinatamente (ormai siamo entrati nel mood nipponico) il nostro turno per selfarci, ed appena ci avviciniamo alla statua, si presenta un simpatico anziano con un gilet fosforescente (le famose free guide giapponesi) che si propone per scattarci qualche foto. Finalmente è arrivato il momento di attraversare uno degli incroci più famosi al mondo, lo Shibuya crossing: immagina questo incrocio enorme in cui si incontrano cinque strade, con un passaggio pedonale principale che lo attraversa obliquamente. Immagina centinaia di persone, tra abitanti e visitatori che lo attraversano contemporaneamente: un fiume umano che scorre velocemente tra palazzi altissimi e maxischermo su cui scorrono annunci pubblicitari.
Ci inoltriamo così nei vicoli di Shibuya, un susseguirsi di attività commerciali tra le più disparate, molto spesso non facilmente individuabili perché si trovano ai vari piani all’interno dei palazzi. Come prima meta abbiamo Mandarake, la famosa catena che vende tutto del mondo manga/oav, ma abbiamo un po’ di difficoltà ad individuarlo: giriamo intorno allo stesso punto più volte (Google Maps lo indicava proprio lì) ed un gentile ragazzo si offre di cercarlo con noi. Ma la ricerca non dà buoni frutti e, ringraziato il ragazzo (quasi dispiaciuto per non averci potuto aiutare), scopriamo che era lì proprio sotto i nostri occhi, ma l’orario di apertura era alle 12:00. Avevamo quindi circa due ore a disposizione, così decidiamo di esplorare due negozi che erano proprio li vicino: Tokyu Hands e Can Do 100 Yen Stores.
- Tokyu Hands è un multistore su molti piani dove puoi trovare dai prodotti di bricolage, a quelli per la casa e per la cura del corpo. Entriamo nel palazzo dirigendoci direttamente al piano dedicato ai prodotti per la bellezza a la cura del corpo (con non poche difficoltà a trovarlo, visto che la numerazione dei piani è 1A, 1B, 1C, 2A, 2B, 2C, etc. posti su diverse verticali) per trovare le famose e miracolose maschere di bellezza nipponiche. La vastità del reparto interamente dedicato ai prodotti per la bellezza del volto è impressionante: tra centinaia di maschere di bellezza (vedi foto sopra) e oggetti per il massaggio del volto, diventa davvero difficile capire quale prodotto scegliere. Non ci resta che rivolgerci alle commesse e, Google traduttore alla mano, cerchiamo di comunicare con le simpatiche e disponibili nipponiche. Alla fine le maschere le abbiamo comprate, ma non siamo del tutto certi che fossero quelle che cercavamo!
- Can Do 100 Yen Stores sono negozi dove puoi trovare un po’ di tutto, al costo di 100 Yen. Sì, qualsiasi cosa tu comprerai, pagherai sempre e solo 100 Yen. Can Do 100 Yen è il posto ideale dove trovare il regalo per tutti, ce n’è per tutti i gusti, dagli oggetti utili a quelli più strambi. Usciamo dal negozio con un bel po’ di buste, e molti regali da riportare a casa.
Mezzogiorno ormai passato, ci prepariamo ad entrare nel nostro primo Mandarake. Il negozio è una serie di corridoi stretti formati da vetrine chiuse contenenti tutto ciò che il tuo spirito fanciullesco può desiderare. Difficile spiegare la sensazione che si prova nel girare tra tutti questi eroi dei cartoni animati, è una emozione che bisogna provare. Da Mandarake trovi davvero l’inimmaginabile: dai cult come Lupin III, I Cavalieri dello Zodiaco, Dragon Ball, Ken il guerriero, Sailor Moon, e una sconfinata serie di robot (Mazinga, Getter robot, Daltanious, Goldrake, Gundam), ai personaggi vintage in gomma come Gojira, Megaloman o Ultraman, fino agli eroi moderni come One Piece e Naruto. La possibilità di scelta è infinita, trovi di tutto a qualsiasi prezzo (nemmeno minimamente paragonabili a quelli che trovi nel resto del mondo), ma soprattutto c’è tanto usato in condizioni pari al nuovo, addirittura con scatola in perfette condizioni. C’è talmente tanto da comprare che ti farai prendere dal panico e rischierai di non comprare poco o nulla!
Ora di pranzo, decidiamo di avventurarci in un all-you-can-eat pista/pasta: per meno di 10€ il menù comprendeva una bibita (l’acqua come sempre è gratuita) e pizza e pasta a volontà. Diverse specialità di pizza cotta con forno elettrico, e spaghetti al dente con varie salse (molto semplici), sono un ottimo compromesso per un attimo di italianità. Fatta la scorpacciata di carboidrati, riprendiamo la metro per raggiungere Harajuku. Il quartiere di Harajuku, con Takeshita dori e Omotesando dori, è la zona della moda, i negozi vintage e i cosplayer, dove troverai persone vestite nei modi più particolari e stravaganti.
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Takeshita dori: il regno delle mode giovanili
Punk, lolita, ganguro, kogal, cyberpunk, visual kei, chi più ne ha più ne metta. Uno sfoggio di colori, abiti, scarpe e accessori improbabili, capelli e makeup di toni accesi delle cosiddette Harajuku girls. Entrare nella stretta via di Takeshita dori vuol dire essere catapultati in un cartone animato. La strada è stracolma, da entrambi i lati, di negozi che vendono qualsiasi cosa stramba tu possa cercare di abbigliamento, take away per mangiare qualcosa al volo, crepes e gelati giganti. Nella Takeshita dori la quantità di persone è impressionante, in alcuni punti si fa quasi fatica a camminare, ed esplorare tutti i piccoli negozietti richiede un bel po’ di tempo. Anche qui trovi i famosi negozi a 100 Yen, questa volta della catena Daiso, dove abbiamo comprato un altro bel po’ di cose inutili da riportare in Italia, compresi i famosi tabi, i calzini giapponesi con l’alluce a parte. Ma la cosa più assurda che abbiamo trovato a Takeshita dori (restandone tanto affascinati quanto increduli) sono stati i purikura. Questo nome molto puccioso in realtà nasconde un vero e proprio mondo che le giovani nipponiche adorano: i purikura sono delle cabine fotografiche ultramoderne dove farsi foto molto kawaii aggiungendo effetti e sfondi. Nella sala in cui siamo entrati ne avremo contati almeno una decina, dove orde di ragazzine dalla pelle bianchissima e i capelli corvini ne facevano un uso spropositato tra urletti e saltelli alla visone delle foto (sì, non stiamo scherzando, le nippo-teenegers fanno proprio così quando sono felici). La cosa più impressionante, oltre alla enorme quantità di ragazze presenti, era la saletta con bagni, lavandini, specchi e phon dove prepararsi prima degli scatti. E in mezzo a tanta assurdità (per noi occidentali) che fai, noi ti scatti un paio di foto kawaii?
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Omotesando dori: i negozi di lusso e il Kawaii Monster Cafe
Lasciata Takeshita dori, a pochi passi c’è Omotesando dori. L’ampia strada, una vera e propria via commerciale, è un susseguirsi di palazzoni e negozi di lusso, molto giovane e frequentata. Passeggiando per la Omotesando, ci siamo imbattuti in uno strano locale dall’insegna molto colorata, il cui nome ha stuzzicato la nostra fantasia. La ragazza fashion iper-colorata alla cassa ha subito sfatato i nostri dubbi: il Kawaii Monster Cafe era un altro luogo assurdo da vedere a Tokyo.
Il Kawaii Monster Cafe è una specie di paese delle meraviglie che Alice fatti da parte (anche ad Atene c’è uno spettacolare Little Kook ispirato al mondo di Alice in Wonderland). Appena entrati ci si trova davanti un palco rotante con una Hello Kitty gigante su una torta nel centro. Funghi giganti e altre specie di flora fanno da cornice ai tavoli dove puoi bere e mangiare (ovviamente bibite e cibo saranno quanto più colorati e dalle forme assurde possibile). Per la sala si aggirano cameriere dagli abiti succinti, i capelli arcobaleno e un improbabile makeup. Ad ogni ora scatta lo spettacolo: ballerine kawaii fino all’osso ballano e cantano sul palco-torta dove la fa da padrona Hello Kitty, interagendo con il pubblico in sala. Ovviamente è tutto molto surreale, ma estremamente particolare (per noi occidentali) e divertente. Il costo di ingresso è di 500 Yen (più eventuali consumazioni) per due ore. Se i trovi nella zona, sicuramente è una esperienza fuori dalle solite cose da fare.
Stanchi ormai dopo una giornata bella piena di cose assurde viste e provate, ritorniamo verso l’albergo, non prima però di una sosta da Starbucks a Shibuya dove comprare la nostra tazza da collezione e fare qualche foto direttamente sullo Shibuya crossing dall’alto (trovate Starbucks a sinistra dell’uscita della metro, consigliato per guardare l’incrocio dall’alto).
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Tokyo giorno 3: le statue dei cartoni animati a Nerima e le luci al neon di Shinjuku
Terzo giorno a Tokyo. Abbiamo diviso la giornata visitando due quartieri: il primo, meno conosciuto, è il quartiere di Narita dove siamo andati alla ricerca delle statue dei vecchi personaggio degli anime giapponesi, e del museo della Toei Animation, il secondo è Shinjuku, quartiere commerciale, giovane e con la zona a luci rosse. Muniti della nostra inseparabile carta Pasmo, ci siamo ancora una volta affidati al veloce e puntuale trasporto metropolitano di Tokyo.
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Nerima: le statue dei cartoni animati e il museo della Toei Animation
Tappa per gli amanti dei vecchi cartoni animati giapponesi. Se avete tre ore disponibili, è una esperienza divertente e carica di ricordi dell’infanzia. Direzione Nerima, con fermata alla stazione della metro di Oizumi-gakuen. Qui, all’uscita della stazione, troverai un vero e proprio anime gate con le statue di alcuni dei più famosi cartoni animati della generazione anni ’80. Ma prima di lasciarti alle spalle i tornelli di accesso, voltati, e magicamente, il tuo sguardo incrocerà il famoso controllore Syasyo del treno Galaxy Express 999. Impossibile non fermarsi per la foto di rito! Appena usciti dalla stazione, troverai quattro statue in bronzo che riproducono altrettanti anime della nostra infanzia: Astro Boy, Masai e Maisha di Galaxy Express 999, Rocky Joe, e per finire Lamù. Alle spalle delle statue puoi trovare foto e informazioni relative all’animazione giapponese. Dalla stazione, in 15-20 minuti a piedi si può raggiungere il museo della Toei Animation.
Di sicuro non passa inosservato grazie alla grande scritta sul muro esterno, e l’ingresso è gratuito. Un gentile custode ti farà compilare un modulo di accesso, e ti darà una etichetta adesiva da attaccare addosso. Appena entrati all’interno del museo, ti troverai davanti la famosa mascotte della Toei: il gatto Pero, con cappello e spada. All’interno del piccolo giardino si trova un’area giochi per bambini, e riproduzioni di alcune oggetti/personaggi delle serie animate della casa produttrice, come la cacca che sorride di Arale & Dr Slump, o la navicella di atterraggio di Dragonball. Il museo è piccolo e la visita non dura più di un’ora. Internamente è diviso in due settori: a destra ci sono una serie di personaggi realizzati in plexiglass vicino ai quali scattarsi foto, a sinistra invece un mega schermo touch sul quale si muovono lentamente le immagini di tutti i cartoni animati realizzati dalla Toei. Lo schermo è interattivo e, toccando una immagine, compaiono informazioni e le sigle da ascoltare. Sembra un po’ catapultarsi in una dimensione parallela, e si rimane affascinati dai ricordi. All’uscita del museo c’è un piccolo store dove poter acquistare qualche gadget da portare a casa.
Ci lasciamo i ricordi di infanzia alle spalle e, subito dopo esserci dissetati all’ennesimo distributore di bibite con l’ennesima bibita presa a casaccio (ci piace il rischio), ci regaliamo una breve sosta da Uniqlo, il paradiso dell’abbigliamento nerd, prima di avviarci verso il quartiere hot di Shinjuku per ammirare il gigantesco testone di Gojira.
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Shinjuku: il quartiere a luci rosse e Godzilla
Prima di arrivare in quel di Shinjuku, famoso per la movida a luci rosse, attraversiamo la zona dove risiede il Palazzo del Governo, per godere dello skyline di Tokyo dal 45° piano dell’edificio governativo. Il Tokyo Metropolitan Government svetta per 243 metri ed è una struttura composta da due torri laterali, una che punta verso nord e l’altra verso sud, dalle quali si può godere dello spettacolare skyline della capitale da due punti di vista differenti. Dal 45° piano, a 202 metri dal suolo, si ha una visuale spettacolare dall’interno dell’ampia sala in cui sono presenti un bar e uno shop, accompagnati dalla musica di un pianoforte. Dalle vetrate della torre è possibile intravedere praticamente tutti i quartieri più importanti e le strutture più famose di Tokyo: l’ingresso è sempre gratuito, ma bisogna passare dei controlli all’ingresso dell’ascensore che porta al piano di osservazione.
La zona giovane di Shinjuku la riconosci subito dall’infinito fiume di persone che passeggia nelle strade che si intrecciano tra gli altissimi palazzi, dai mille colori dei neon, dal caos non presente in nessun altro quartiere di Tokyo. La cosa che salta subito all’occhio sono le strade non troppo pulite e i ragazzi dall’aria trasandata e ribelle che stona con il rigore nipponico: non a caso ci troviamo nel quartiere a luci rosse! Tutto si muove veloce, e si viene subito inghiottiti dal turbinio della movida di Shinjuku. La fame iniziava a farsi sentire, quindi abbiamo deciso dei mangiare qualcosa al volo di street food, affidandoci al naso e seguendo alcuni ragazzi che passeggiavano con degli strani spiedini in mano. Arriviamo così ad un piccolo negozio che vendeva wurstel impanati in vari modi, fritti e infilati su uno spiedino di legno. Gli spiedini venivano ordinati utilizzando un pannello elettronico che rilasciava uno scontrino con il numero d’ordine.
Nel quartiere di Shinjuku, se alzi gli occhi verso l’alto lo sguardo viene colpito dalla enorme testa di Gojira (il nostro famoso Godzilla) che svetta dal Gracery Shinjuku Hotel: impossibile non salire sul tetto per un selfie preistorico. L’accesso alla terrazza è gratuito e, passando nella hall all’ultimo piano dell’albergo, si possono ammirare le stampe dei film dedicati al lucertolone gigante. Stare proprio sotto la testa di Gojira fa quasi impressione, e se sei fortunato ti potresti trovare proprio nel momento in cui lancia fumo e raggi laser dalla bocca.
Il quartiere è molto grande ed è divertente girare per le strade che si intrecciano: ci sono molte sala giochi che offrono dalle esperienze vintage con gli arcade anni ’80 ai videogame più moderni come la Taito Station e il Club Sega, fino a quelle più folli in realtà virtuale della VR Zone. Ci regaliamo un ultimo giro serale per il quartiere, chiudendo la giornata perdendoci tra i mille scaffali di un Don Quixote, l’ennesimo negozio dove trovi tutto a pochi Yen.
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Tokyo giorno 4: il fish market e l’isola di Odaiba
Quarto giorno e abbiamo ancora un casino di cosa da fare. Il nostro travel plan di viaggio in terra nipponica prevedeva la mattinata con visita allo storico mercato ittico di Tokyo, un luogo molto folkloristico dove avremmo potuto assaggiare dell’ottimo pesce. Coscienti che la mattina presto al fish market c’è lo spettacolo della vendita del pescato, ma le levatacce non sono proprio il nostro forte, abbiamo optato per una ben più comoda e meno stressante visita al quartiere Tsukiji verso le 9:00, per girare con tranquillità lo storico mercato e gustare qualche pietanza di particolare a pranzo.
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Tsukiji: il fish market più antico di Tokyo
Devi sapere che in realtà il vero e proprio mercato è stato spostato in altra zona, e che oggi a Tsukiji è rimasta una piccola struttura su due livelli adiacente al mercato rionale. Come dicevamo, la piccola struttura squadrata raccoglie una serie di bancarelle che vendono tipi di pesce e verdure che noi occidentali non siamo abituati a vedere (a volte fanno anche un po’ impressione a dirla tutta). Qui puoi trovare delle confezioni molto carine di sushi appena preparato e pronto da mangiare, sistemato in maniera geometrica così maniacale che dà quasi il nervoso! Al piano superiore ci sono alcuni food point dove pranzare con tranquillità, lontani del caos del mercato. Ma a noi i posti troppo tranquilli in viaggio non ci emozionano, e quindi via tra la folla del mercato rionale di Tsukiji.
La zona è davvero folcloristica, satura di cartelloni colorati, voci e urla dei venditori che si sovrappongono, profumi che stordiscono e fanno venire l’acquolina in bocca. Un insieme di vicoli sui cui lati si alternano negozi di street food che vendono qualsiasi tipo di pietanza preparata al momento, che puoi vedere cucinare, nella maggior parte dei casi da mangiare in piedi appoggiato ai vari banconi. Passeggiare nel mercato del pesce di Tsukiji vuol dire immergersi nel mood nipponico perché, nonostante la grande quantità di turisti, il quartiere è frequentato dalla gente locale, e sappiamo bene che dove mangia la gente locale si mangia sempre bene. La scelta effettivamente è difficile, ma la nostra attenzione viene attirata da quelle chele di granchio bollite e poi passate alla fiamma, e i ricci giganti. Quindi prendiamo posto vicino al bancone e assaporiamo il mare fresco con la solita birra nipponica. Quindi riprendiamo il nostro girovagare per il mercato, imbattendoci in quei simpatici pezzi di tamagoyaki, la frittata giapponese che trovi sempre nel bento. E che fai, non ne assaggi un pezzo? Per finire, prima di lasciare il caos ordinato del mercato, ci imbattiamo in un ultimo negozietto con delle strane montagnelle di ghiaccio. Parliamo del kakigori, la mega-granita nipponica che noi non conoscevamo. Quale gusto scegliere? Abbiamo optato per il mango, e oggi possiamo affermare che la granita giapponese è buona come quella siciliana. Felici e soddisfatti, ci dirigiamo verso la monorotaia Yurikamome per raggiungere l’isola di Odaiba e il Gundam gigante.
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Odaiba: il regno del divertimento e di Gundam
La monorotaia Yurikamome è una delle alternative turistiche per raggiungere l’isola di Odaiba. Ti permette di attraversare il canale con una veduta dall’alto sulla baia di Tokyo davvero spettacolare. Costa leggermente in più ad una normale corsa della metro, ma ne vale davvero la pena, perché il panorama è magnifico. Odaiba è un quartiere costruito su un’isola artificiale, centro per lo shopping e per il divertimento con musei, negozi, centri commerciali e sportivi, spiagge e parchi divertimento. L’isola è divisa in due settori principali, la parte ovest e quella est. Nel nostro travel plan abbiamo previsto la visita della sola parte ovest, dove erano presenti le attrazioni che ci interessavano, soprattutto il Gundam Front con il suo Gundam Unicorn gigante.
Il Gundam Front è una zona tematica del grande centro commerciale Diver City Tokyo Plaza, in cui puoi trovare tutto, ma davvero tutto ciò che riguarda l’omonima serie, oltre al gigantesco Gundam di guardia al centro commerciale. Noi abbiamo visitato lo shop al piano terra (davvero bello e strapieno di mecha-gadget, tra i quali abbiamo optato per un gashapon limited edition – guarda il video), pranzato con hamburger e zucchero filato gigante, e atteso il Gundam Unicorn show che, ad orari stabiliti, si illumina e muove parti della testa e delle ginocchia accompagnato da una colonna sonora epica. Certo, magari sarebbe stato il massimo se avesse camminato, ma ci accontentiamo già così di questa follia nipponica. Lo spettacolo, vuoi anche solo per i 18 metri del Gundam, è davvero da non perdere, anche per coloro che non sono fans del robot. All’interno del centro commerciale trovi diverse attrazioni (a pagamento) imperdibili se sei un vero jappo-nerd.
Il Diver City Tokyo Plaza è un vero e proprio centro commerciale a più livelli dove puoi trovare svariati negozi, food-point, e attrazioni (come ad esempio il museo della cacca). La parte ovest dell’isola di Odaiba comunque offre svariati punti di interesse come la replica della Statua della Libertà (!?), il centro commerciale Decs Tokyo Beach con Legoland e la spaziale sala giochi Joypolis, la ruota panoramica dello shopping center Palette Town, la passeggiata sulla Marine Walk che costeggia il mare.
Pomeriggio inoltrato, ci avviamo verso la base, non prima però di una visita al quartiere commerciale di Ginza. La zona principale del quartiere è una lunga strada stracolma di store con grandi marche e nomi prestigiosi (Prada, Tiffany, Chanel, Luois Vuitton, Ermès), dove passeggiano in modo frettoloso donne in tailleur e tacchi a spillo, e uomini eleganti in giacca e cravatta. A Ginza abbiamo fatto tre soste principali: la store della Yamaha Music, Uniqlo e un fornaio dove abbiamo assaggiato uno spettacolare melon pan ripieno di crema al melone. A meno che non abbiate intensione di fare un po’ di shopping, basta qualche ora per visitare il quartiere di Ginza. Stanchi ormai dell’intensa giornata, troviamo un locale dove si serve carne di kobe proprio vicino l’albergo, e decidiamo finalmente di sperimentare questa (costosa) esperienza culinaria. Effettivamente il kobe è una prelibatezza: lo abbiamo mangiato come filetto cotto in padella con salsa wasabi, e come shabu shabu (crudo da cuocere da soli in un brodo di verdure).
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Tokyo giorno 5: Akihabara e Roppongi
E finalmente arriva il giorno che ci avrebbe catapultato indietro nel tempo nell’universo fantastico degli eroi dei cartoni animati: Akihabara è il regno dell’assurdo, del folle, del non-sense. Un luogo di perdizione fisica, mentale e finanziaria capace di risucchiarti in un vortice di ricordi, dove sgranerai gli occhi come un bambino davanti alla vetrina dei giochi. Sei un fan dei manga? Ami gli OAV? Sei appassionato di videogiochi? Collezioni statuine? Sei nerd che più nerd non si può? Allora è la fine, preparati a far piangere il tuo portafogli!
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Akihabara: il regno dei cartoni animati e dei videogiochi
Akihabara è il quartiere più folle di Tokyo, una lunga strada piena di negozi multipiano dove puoi trovare tutto, ma proprio tutto, su manga, anime, action figure e videogiochi, dalle ultime novità a reperti vintage. Akihabara è davvero il regno dei nerd, e frotte di ragazzi e ragazze (ma anche meno giovani) entrano ed escono dai negozi con buste piene di oggetti da collezione. Entrare in un negozio ad Akihabara vuol dire tuffarsi in una dimensione parallela fatta di eroi fantastici saggiamente ordinati sugli scaffali: si va dal famoso Mandarake dove trovi fumetti, anime e action figure, al regno dei giochi vintage Super Potato, l’enorme sala giochi della Sega e i Maid Cafè dove verrai servito dalle simpatiche e carine cameriere con l’immancabile gonnellino di pizzo che ti invitano ad entrare nel locale e ti intratterranno con simpatiche canzoncine e spettacoli. Intere pareti, fuori e dentro i negozi, coperte dai distributori di gashapon sparano fuori palline di plastica con gadget di ogni tipo: noi ci siamo fiondati su quelli di Dragon Ball e Lamù (una vera rarità), ma ci vuole molta fortuna per completare la collezione senza doppioni. L’aspetto che però più colpisce degli store multipiano di Akihabara, è che dal quarto piano in poi si entra nel mondo del porno. Sì, hai letto bene, interi piani dedicati al porno e all’erotismo con dvd, riviste e fumetti divisi per categorie. Le sale son piene di ragazzi e uomini (non abbiamo mai visto una ragazza o una donna) intenti a sbirciare tra gli scaffali. A volte lungo le scale c’è la fila per entrare nella stanza. Il mondo ludico dell’eros è vissuto dai giapponesi in modo abbastanza inusuale per un occidentale: trovi materiale erotico tranquillamente nei negozi di fumetti, e nonostante le persone siano molto introverse nei rapporti sociali e intimi, le vedi muoversi con tranquillità in questi posti.
Girare per le centinaia di negozi di Akihabara in una sola giornata è impresa davvero titanica: con le buste piene e dopo una breve sosta per un hamburger al volo, ormai già passata ora di pranzo, ci incamminiamo verso la metro per la successiva tappa, ma la nostra attenzione viene rapita da uno stano biscotto a forma di pesce.
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Roppongi: il quartiere dei night club
Direzione Roppongi, con le sue Roppongi Hills, tra le aree urbane più grandi di Tokyo, un mega complesso in cui si trovano appartamenti, uffici, negozi, cinema, ristoranti, un museo, un teatro e uno studio televisivo, al cui centro spicca il Mori Tower di 54 piani. Roppongi è il quartiere dei night club e degli hostess club, meta di turisti ma abbondantemente frequentato da uomini d’affari nipponici. A Roppongi c’è anche l’Hard Rock Cafe, meta fissa in ogni nostro viaggio per l’acquisto della famosa spilletta con il logo del locale e il nome della città. Piccola situazione simpatica che ci è accaduta all’Hard Rock Cafe: la commessa di evidente origine nipponica, stracolma di tatuaggi e dai capelli blu (quindi pienamente dentro lo spirito del locale) parlava (per modo di dire) italiano. E così parte la simpatica chiacchierata con le solite domande di rito “da dove venite”, “bella Napoli, non ci sono mai stata”, “cosa hai visto dell’Italia”: una giapponese che parla italiano è da sentire. Presa la spilletta, via verso Roppongi Hills dove ci siamo goduti un break nella piazzetta di Maman, il ragno gigante in bronzo e acciaio opera dell’artista Louise Buorgeois. Da Roppongi Hills si ha anche una bellissima vista della Tokyo Tower.
Ormai i passi non si contavano più, la giornata era stata lunga, e come sempre eravamo stanchi ma felici come bambini. Quindi direzione albergo con sosta in un localino tipico per il solito buonissimo ramen.
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Tokyo giorno 6: il tempio Senso-ji e il parco di Ueno
Tokyo non è solo tecnologia , ma anche storia, cultura millenaria e bellissimi parchi nei quali perdersi. Abbiamo dedicato il sesto giorno alla scoperta del tempio Senso-ji e ci siamo regalati una romantica passeggiata nel parco di Ueno.
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Il tempio buddista Senso-ji e la Nakamise-dori
Situato nel quartiere di Asakusa, l’accesso al tempio Senso-ji è preceduto dalla lunga via Nakamise-dori piena di bancarelle e negozietti tipici giapponesi che vendono bambole kokeshi, i daruma (che noi abbiamo comprato da mettere sull’albero di Natale), le tipiche maschere da teatro Noh, i sandali tradizionali, i ventagli, e un sacco di street food da provare assolutamente. Passeggiare per la Nakamise-dori è davvero piacevole, nonostante l’enorme quantità di turisti e gente locale che affolla le strette viuzze che si diramano dalla via principale. A fare da cornice alla Nakamise-dori e al Senso-ji c’è il grande portale d’accesso Kaminari-mon, la Porta del Tuono, protetta nei due lati dalle statue del dio del vento Fujin e quella del dio del tuono Raijin.
La grande lanterna di carta rossa, alta 4 metri e larga 3,5, con il suo peso di 700 kg, occupa il centro della porta cosicché i visitatori per accedere alla strada che porta al tempio devono passarci proprio sotto.
Il tempio Senso-ji è un tempio buddhista, il più antico di Tokyo e uno dei più importanti. Meta molto frequentata dai turisti e dai nipponici, è il luogo dove si svolge uno dei più grandi e importanti festival giapponesi. Il rosso intenso della sua struttura e l’iconografia del soffitto ti faranno stare col naso all’aria, affascinato dalla potenza e dal fascino del passato della capitale giapponese.
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Il mercato di Ameya-Yokocho e il parco di Ueno
Dopo la prima parte della giornata in giro per le bancarelle della Nakamise-dori, affascinati dalla bellezza del tempio Senso-ji, ci rimettiamo in marcia per raggiungere il parco di Ueno, non prima però di fare una capatina al mercato di Ameya-Yokocho.
Ameya-Yokocho è uno tra i più importanti e famosi mercati all’aperto di Tokyo, e si trova proprio vicino alla stazione ferroviaria di Ueno. Tra i mercati visitati in Giappone, forse Ameya-Yokocho è il più rumoroso, forse quello più popolare, dove puoi trovare venditori, con la tipica fascia intorno alla fronte, che urlano in modo scenografico ai passanti le qualità dei prodotti che vendono. Il mercato è davvero colorato e caratteristico, e ci simo divertiti molto a passeggiare tra i profumi, i suoni e i colori della periferia popolare di Tokyo. Passata da un pezzo l’ora di pranzo e indecisi su cosa mangiare, tartassati dal caldo e dalla umidità, decidiamo di assaggiare un po’ di frutta sugli spiedini, fino a che non troviamo un localino nascosto in un vicoletto del mercato che offre sushi e tempura dall’aspetto molto invitante. Così, senza pensarci due volte, entriamo e ordiniamo il nostro pranzo. Il sushi è spettacolare, e quello vero lo mangi solo in Giappone.
Soddisfatti del buonissimo pranzo, ci avviamo verso il parco di Ueno, una enorme spazio verde che in primavera diventa palcoscenico del hanami, la fioritura dei ciliegi con la sua distesa di petali rosa. In estate il parco di Ueno è una esplosione di verde, con il suo enorme stagno ricoperto da fiori di loto. All’interno del parco c’è uno zoo, diversi musei, università e santuari, oltre ad un piccolo laghetto sul quale si può girare con pedalò a forma di cigno. Potevamo mai lasciarci sfuggire questa occasione?
Il cielo iniziava ad annuvolarsi, quindi decidiamo di rientrare in albergo per poi uscire di nuovo per cena. Quella sera però Tokyo viene colpita da un forte uragano che farà non pochi danni.
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Tokyo giorno 7: ultimo giorno senza meta
L’ultimo giorno a Tokyo non avevamo programmi particolari, l’avevamo lasciato libero nel caso non fossimo riusciti a tenere il passo con il travel plan progettato. La notte appena trascorsa aveva visto una Tokyo investita da un forte uragano. La metropoli, nonostante tutto, sembrava tranquilla, le persone erano per strada e i trasporti pubblici, a parte qualche comprensibile ritardo, erano operativi. Abbiamo quindi dedicato la giornata per un po’ di shopping, avendo la partenza del volo di ritorno in serata.
Finiva così la nostra avventura in Terra nipponica, un luogo fantastico che ci ha riempito gli occhi e il cuore di intense emozioni e ricordi.
Tokyo è enorme e in sette giorni puoi vedere moltissime cose, ma mai abbastanza per tutto quello che offre. Tokyo corre veloce, sia di giorno che di notte, ma se entri nel mood nipponico ti saprà regalare grandi emozioni.